mercoledì 11 aprile 2012

breakfast in the snow


Ormai, nonostante qualche temporale di stagione, possiamo dire che è ufficialmente arrivata la bella stagione. La settimana scorsa il sole ci ha baciato con i suoi raggi, ha fatto caldo e noi tutti abbiamo archiviato i piumini e le giacche pesanti e ci siamo crogiolati nel tepore primaverile.

Ma come dimenticare la storica nevicata che solo pochi mesi fa ha ricoperto la penisola ed in particolare la città di Bologna? Mezzo metro di neve ha ricoperto torri e portici rendendo pressoché impossibili gli spostamenti, creando un miscuglio di magia e disagio ed in generale facendo perdere la bussola ai poveri bolognesi poco avvezzi (nonostante la posizione geografica) alle precipitazioni invernali.

E ne sono successe di tutti i colori! Aziende e pubblici esercizi tutti chiusi per neve. Supermercati presi d’assalto e svaligiati stile preparazione al terzo conflitto mondiale. Cornicioni e grondaie crollati sotto il peso della troppa neve e del troppo ghiaccio. C’è chi si è murato vivo in casa per due settimane, chi ha fatto pupazzi di neve in Piazza Maggiore, chi ha inforcato gli sci di fondo per percorrere i viali, chi è uscito nel cuore della notte per danzare in mezzo ai fiocchi di neve…

Di particolare interesse uno soi-disant artista locale, che ha deciso di organizzare un’ altrettanto soi-disant performance trascinando per le vie del centro una ragazza nuda ma con gli slip d’ordinanza (sia mai che la buoncostume abbia qualcosa da opinare) chiusa dentro un sacco di plastica, dandoci così una chiara visione di cosa oggi venga considerato arte e di quali infiniti progressi abbiamo fatto in materia di tematiche di genere.

Io, che con un certo tipo di artisti condivido al massimo una certa smodata vanità, mi sono limitata a fare colazione sul balcone




poi sono stata colta da un improvviso attacco di caldo





e ho deciso di prendere un po' il "sole" rilassandomi e leggendo Vogue





godendomi la vacanza forzata e i vantaggi del non essere un' artista hipster.

Buona primavera a tutti.


* All photos by Carlo Strata
Post production: Jive Ph.
Ideazione e realizzazione: Sara K.

lunedì 2 aprile 2012

Alessandra Frabetti





La Strega Cattiva

“Mi viene da piangere”. Questo è l’incipit della mia conversazione con Alessandra Frabetti, attrice e docente di recitazione e dizione, militante di stanza a Bologna.
“Signora Frabetti, come lo vede il teatro oggi?” “ Mi viene da piangere”. I fatti proveranno in seguito che la sua è una risposta tutt’altro che circostanziale.

Ma perché quest’attrice, tanto temeraria sulla scena quanto impetuosa nella didattica , piange? Cos’è che le stringe il cuore?

“Dal 1979 in avanti la nostra società è caratterizzata da un grande down di pensiero. L’ avvento della tv commerciale ha causato un tremendo e crescente impoverimento culturale ed intellettuale, e il teatro (specchio della società) ovviamente ne risente. L’ avanguardia teatrale non è niente rispetto a quella che era nei decenni scorsi”.

Io stessa sono stata allieva della Signora Frabetti per un periodo: Come tanti altri ragazzi che studiano teatro a Bologna ho avuto l’onore di farmene urlare di tutti i colori dalla Signora in questione, di farmi tacciare di sciatteria, impeditezza, somaraggine e quant’altro. Ma, a differenza di molti altri miei compagni e predecessori, forse con suo rammarico, non ne sono mai stata terrorizzata. Non che i suoi metodi non fossero abbastanza rudi: è dagli anni ottanta che Alessandra Frabetti sperimenta tecniche terroristiche da utilizzare sui suoi allievi e penso che ormai, a forza di sperimentare, abbia raggiunto la perfezione. Ma non sono mai riuscita a togliermi dalla testa l’idea che tanto livore non potesse nascere che da un profondo amore per il teatro e per il lavoro dell’attore. Una persona capace di amare così profondamente una disciplina artistica che non regala nulla ed un mestiere che si nutre di passioni viscerali non può, ai miei occhi, essere veramente cattiva.

“La decadenza del teatro la si vede al giorno d’oggi anche nel lavoro dell’attore” continua la Signora Frabetti “Ne è una delle tante manifestazioni il proliferare di quello che una volta si chiamava teatro gestuale e che ora -a causa del dogmatismo miope e in malafede che crea dei tabù lessicali (tipo la parola “gesto” applicata al teatro) contribuendo così all’impoverimento- viene chiamato teatro fisico. Un certo di tipo di espressione corporea, a volte, è semplicemente un modo per mascherare lacune attoriali”.  Sostiene inoltre che anche la soi-disant autorialità di alcuni interpreti, a volte decisamente acerba, celi semplicemente l’incapacità di confrontarsi col lavoro dell’attore. “Prima di tutto bisogna saper essere Attori. Poi, eventualmente, autori”

La Frabetti rivolge poi l’attenzione ad un particolare aspetto dell’autorialità teatrale: La creazione artistica legata all’incontro. “Ci sono incontri, sia artistici che privati, legati assolutamente al caso. Altri invece sono frutto di una scelta ben precisa e pienamente consapevole. È necessario avere maturità e consapevolezza per scegliere razionalmente le persone e per far scaturire dall’incontro delle collaborazioni artistiche interessanti e paritarie.” “Certo” Continua poi leggermente lapidaria “è anche possibile fare incontri sbagliati. Il mio è stato decisamente un incontro sbagliato, da tutti i punti di vista. Posso dire, tranquillamente, che sono e sono sempre stata da sola. Niente di quello che ho ottenuto professionalmente lo devo al mio incontro”.

Tornando alla società e alla produzione teatrale, Alessandra Frabetti mi parla di Leo De Berardinis (al quale ha anche reso omaggio in un suo spettacolo, “Shakespeare in Death”). Mi racconta del teatro di Leo come emblema di un periodo che  io, purtroppo, non ho mai potuto conoscere, mi racconta dello splendore della ricerca e dell’innovazione delle epoche trascorse e di nuovo le si stringe il cuore.

“ Sono andata a vedere il Concerto di Nanni Moretti” mi racconta commossa. “E veramente mi viene da piangere se penso a quello che era, a quello che sarebbe potuto essere e a quello che è ora.
Ora che perfino menti geniali si sono imbibite di Berlusconismo e di ipocrisia.” “L’ipocrisia è un vizio alla moda” continua citando di nuovo Leo nel suo monologo del Don Giovanni.

E poi dice una cosa che mi vede pienamente d’accordo “Si è perso il sacrosanto valore della bellezza! Così come esisteva la Kalokagathia, che non a caso ha caratterizzato il momento di massimo splendore nella civiltà ellenica, sono certa che esiste al giorno d’oggi un’antikalokagathia.”. Quanto ha ragione su questo! Concordo pienamente con lei nel dire che se iniziassimo di nuovo a vedere, e anche a sentire, attraverso i parametri della bellezza tutto migliorerebbe. Vale anche per le persone, quando una persona è indegna, per forza di cose è anche brutta. Ne è un luminoso esempio proprio il nostro caro ex presidente del consiglio che, oltre ad essere mostruosamente brutto, ha scaraventato il paese nel culto della bruttezza.

Una domanda però, a questo punto, mi sorge spontanea. Se il panorama è così funesto, perché insegnare recitazione, assumendosi così la responsabilità nel bene o nel male di trasmettere un certo sapere alle generazioni future alle quali potrebbe di conseguenza venire in mente – orrore degli orrori – di fare gli attori in questo cimitero culturale? Per questo mio dilemma la Signora Frabetti ha una risposta molto chiara: “ Se non insegno io lo farà qualcun altro. Quindi tanto vale che lo faccia io” Chiaro no? “Inoltre è importante insegnare. In primo luogo perché non bisogna dare persa la guerra – perché di guerra si tratta- e in secondo luogo perché insegnando si ha la possibilità di trasmettere dei valori, innanzitutto dei valori etici che mettano poi gli allievi in condizione di crearsi dei valori estetici. Io cerco in primo luogo di insegnare il rigore e la disciplina.” Già, il rigore e la disciplina. Lei sa vero, Signora Frabetti, che lei ha la fama, nel panorama didattico bolognese, di essere la Strega Cattiva? “ Certo che lo so. E preferisco essere conosciuta così. È difficile fare la Strega Cattiva, sarebbe molto più semplic essere più tolleranti e meno rigorosi. Ma io sono figlia di Streghe Cattive, una fra tutte la Signora Messeri (Teatro Stabile di Genova). Non ho conosciuto altri metodi per la didattica e sono certa che questo sia l’unico metodo possibile. Inoltre bisogna preparare i ragazzi al mondo lavorativo esterno. Il lavoro dell’attore è un lavoro duro, difficile. Inoltre non mi è quasi mai capitato di lavorare con un regista senza subirne le invettive quindi è meglio che ci si abitui fin dalla scuola”.

E adesso? Cosa fa ora la Strega Cattiva, nonché attrice decisamente di spicco nel panorama attuale? “Sono tutto sommato soddisfatta del mio lavoro degli ultimi anni. Penso di essere cresciuta molto come attrice. Ma adesso… Ho ancora qualche replica, una commissione importante, ma  nessuna nuova produzione. E come fa un attore a crescere se non lavora?” Termina questa nostra decisamente intensa conversazione dicendo “Ma forse alcune realtà di produzione teatrale non vogliono che gli attori crescano, così non diventano troppo scomodi”. 

Io non aggiungo altro.


La Verità