Le prossime date dello spettacolo sono:
28 febbraio presso il Teatro Rasi di Ravenna
1,2,3 marzo presso il Teatro delle Passioni di Modena http://www.emiliaromagnateatro.com/
21, 22, 23, 24 marzo presso il Teatro India di Roma http://www.teatrodiroma.net/
Consiglio a tutti quanti, e soprattutto a me stessa, di non perderlo!
Ubu Roi
Già che ci sono colgo l'occasione per farmi un po' di sana pubblicità e condividere anche una recensione redatta dalla sottoscritta per il precedente spettacolo di Latini, Titanic, pubblicata sul numero di ottobre 2011 della rivista "Gagarin, orbite culturali" http://www.gagarin-magazine.it/
Noosfera Titanic.
Una produzione di Libero
Fortebraccio Teatro
Di e con Roberto Latini
Che cos’è la
Noosfera ? Uno spazio? Un tempo? Oppure la negazione di spazio
e tempo? Qualunque cosa sia viene ricostruita sul palco attraverso la scena
nuda, spoglia. Pochissimi gli elementi presenti. Spariti i microfoni, le
distorsioni vocali ed i congegni elettronici e scenografici che hanno
caratterizzato molte sue precedenti produzioni. Sparito tutto quanto. Rimane
solo la recitazione, la finzione dichiarata. Il Teatro. Ma anche il teatro
stesso, quanto a lungo riuscirà ancora a reggersi in piedi? quanto ci vorrà
prima che crolli miseramente in testa all’attore, seppellendolo per sempre? E
siamo proprio sicuri che non sia addirittura già crollato?
Ancora una volta: “Rompete le righe, rompete le righe”. E
ancora, ancora, finchè la voce non viene spezzata dal pianto. Inutile fingere Inutile raccontarsi che non è successo niente,
inutile tentare di rassicurare: Il Titanic sta affondando, trascinando a fondo
un’intera generazione di sognatori. Un uomo alla deriva della sua solitudine,
simbolo di una civiltà che naufraga. Un attore che ha visto perfettamente
arrivare l’iceberg, che ha sentito benissimo lo schianto e che ora non può fare
nulla se non continuare a recitare, come l’orchestra del Titanic che suona fino
all’ultimo istante, mentre il mondo affonda nella sua stessa melma.
Una figura osserva dall’alto e ride, impietosa e beffarda
mentre la sofferenza si fa via via più manifesta. Gli interventi musicali e
sonori di Gianluca Misiti contribuiscono a creare un’ atmosfera lugubre,
sospesa, surreale.
Un grido di dolore, dall’inizio alla fine. A volte Il grido
tenta di amplificarsi con un megafono e di raggiungere finalmente tutte quelle
orecchie sorde che si ostinano ad ignorare la tragicità degli eventi, ma lo
slancio vitale viene troncato sul nascere. Ed è un gridare alla vita anche lo
scavare forsennatamente nella terra per tentare, forse, di salvarsi. Ma dopo
essersi sollevata in aria, la terra ricade inesorabilmente simile ad una
pioggia bianca ricoprendo la scena, sporcando l’uomo e confondendo la realtà.
Alla fine dello spettacolo, mentre Roberto Latini viene
applaudito con sincero calore dal pubblico, io mi ritrovo a ricordare una
battuta pronunciata dallo stesso Latini, in suo vecchio spettacolo. Le parole,
sia pur dette a suo tempo in un contesto molto diverso, mi risuonano
nitidamente nella testa: “Tienimi. Tienimi come quando fa paura”.
Sara Kaufman, "Gagarin, orbite culturali", ottobre 2011
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