Sono andata a vedere The Iron Lady con la strepitosa Meryl
Streep. Nonostante fosse lunedì sera, lo spettacolo delle dieci e mezza e io
fossi reduce da una giornata massacrante, il film è riuscito a tenermi
incollata allo schermo per tutta sua durata (cosa che, ultimamente, succede
sempre più di rado, chissà perché…).
Il film ci mostra una Margaret Thatcher ormai anziana, alle
prese con la demenza senile, con la perdita di potere e con l’inevitabile
declino, ma determinata a non cedere all’età (figuriamoci!).
La vecchia Maggie soffre di allucinazioni, dialoga col marito
morto ormai da tre anni, si rifiuta di svuotare l’armadio del defunto, si
dimentica dove sono i figli e cade vittima dei ricordi.
Piano piano inizia a rivivere il suo passato, la sua
infanzia di figlia di un droghiere, l’ammissione all’università di Oxford e la
vertiginosa ascesa politica.
Decisamente inusuale la scelta della regista Phyllida Lloyd:
dare risalto alla sfera intima della Thatcher, al suo rapporto con i figli e
col marito. Rappresentare una donna resa fragile dall’età e dalle sconfitte.
Un tentativo, forse, di ammorbidire la Lady di ferro: la donna più
odiata del suo tempo, responsabile della chiusura di miniere e acciaierie, del
più alto tasso di disoccupazione mai visto, sostenitrice della pena di morte,
della legge 28 contro gli omosessuali. La donna che ha mandato a morire i
soldati britannici nelle Falklands, che ha lascito morire dieci appartenenti
all’Ira durante uno sciopero della fame, che approvava l’uso della violenza da
parte dei poliziotti nei confronti degli operai in sciopero davanti alle
fabbriche e che, nonostante tutto questo, è riuscita a farsi eleggere per ben
tre mandati.
Il personaggio comunque, non ne esce a mio avviso snaturato,
anzi, la scelta registica e drammaturgica ne alimentano ancora di più la natura
ambivalente facendo emergere il potentissimo carisma del personaggio il quale
(grazie anche alla potenza straordinaria dell’attrice che la interpreta) riesce
in alcuni momenti anche a fare presa su di noi spettatori posteri.
Ma una domanda mi sorge spontanea: The Iron Lady è arrivato
poco dopo il film di Clint Eastwood, J. Edgar, sul capo dell’ FBI Hoover. Anche
in questo caso il personaggio era rappresentato in chiave decisamente insolita,
con grande attenzione alla sfera privata e sentimentale. Com’è che ultimamente
è diventato così di moda fare film su personaggi così, per dirla in maniera
diplomatica, controversi? Qual è il messaggio?
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