La Strega Cattiva |
“Mi viene da piangere”. Questo è l’incipit della mia
conversazione con Alessandra Frabetti, attrice e docente di recitazione e
dizione, militante di stanza a Bologna.
“Signora Frabetti, come lo vede il teatro oggi?” “ Mi viene
da piangere”. I fatti proveranno in seguito che la sua è una risposta
tutt’altro che circostanziale.
Ma perché quest’attrice, tanto temeraria sulla scena quanto
impetuosa nella didattica , piange? Cos’è che le stringe il cuore?
“Dal 1979
in avanti la nostra società è caratterizzata da un
grande down di pensiero. L’ avvento della tv commerciale ha causato un tremendo
e crescente impoverimento culturale ed intellettuale, e il teatro (specchio
della società) ovviamente ne risente. L’ avanguardia teatrale non è niente
rispetto a quella che era nei decenni scorsi”.
Io stessa sono stata allieva della Signora Frabetti per un
periodo: Come tanti altri ragazzi che studiano teatro a Bologna ho avuto
l’onore di farmene urlare di tutti i colori dalla Signora in questione, di
farmi tacciare di sciatteria, impeditezza, somaraggine e quant’altro. Ma, a
differenza di molti altri miei compagni e predecessori, forse con suo
rammarico, non ne sono mai stata terrorizzata. Non che i suoi metodi non
fossero abbastanza rudi: è dagli anni ottanta che Alessandra Frabetti
sperimenta tecniche terroristiche da utilizzare sui suoi allievi e penso che
ormai, a forza di sperimentare, abbia raggiunto la perfezione. Ma non sono mai
riuscita a togliermi dalla testa l’idea che tanto livore non potesse nascere
che da un profondo amore per il teatro e per il lavoro dell’attore. Una persona
capace di amare così profondamente una disciplina artistica che non regala
nulla ed un mestiere che si nutre di passioni viscerali non può, ai miei occhi,
essere veramente cattiva.
“La decadenza del teatro la si vede al giorno d’oggi anche
nel lavoro dell’attore” continua la Signora
Frabetti “Ne è una delle tante manifestazioni il proliferare
di quello che una volta si chiamava teatro gestuale e che ora -a causa del
dogmatismo miope e in malafede che crea dei tabù lessicali (tipo la parola
“gesto” applicata al teatro) contribuendo così all’impoverimento- viene
chiamato teatro fisico. Un certo di tipo di espressione corporea, a volte, è
semplicemente un modo per mascherare lacune attoriali”. Sostiene inoltre che anche la soi-disant
autorialità di alcuni interpreti, a volte decisamente acerba, celi
semplicemente l’incapacità di confrontarsi col lavoro dell’attore. “Prima di
tutto bisogna saper essere Attori. Poi, eventualmente, autori”
Tornando alla società e alla produzione teatrale, Alessandra
Frabetti mi parla di Leo De Berardinis (al quale ha anche reso omaggio in un
suo spettacolo, “Shakespeare in Death”). Mi racconta del teatro di Leo come
emblema di un periodo che
io, purtroppo, non ho mai potuto conoscere, mi racconta dello splendore
della ricerca e dell’innovazione delle epoche trascorse e di nuovo le si
stringe il cuore.
“ Sono andata a vedere il Concerto di Nanni Moretti” mi
racconta commossa. “E veramente mi viene da piangere se penso a quello che era,
a quello che sarebbe potuto essere e a quello che è ora.
Ora che perfino menti geniali si sono imbibite di
Berlusconismo e di ipocrisia.” “L’ipocrisia è un vizio alla moda” continua
citando di nuovo Leo nel suo monologo del Don Giovanni.
E poi dice una cosa che mi vede pienamente d’accordo “Si è
perso il sacrosanto valore della bellezza! Così come esisteva la Kalokagathia , che non
a caso ha caratterizzato il momento di massimo splendore nella civiltà ellenica,
sono certa che esiste al giorno d’oggi un’antikalokagathia.”. Quanto ha ragione
su questo! Concordo pienamente con lei nel dire che se iniziassimo di nuovo a
vedere, e anche a sentire, attraverso i parametri della bellezza tutto
migliorerebbe. Vale anche per le persone, quando una persona è indegna, per
forza di cose è anche brutta. Ne è un luminoso esempio proprio il nostro caro
ex presidente del consiglio che, oltre ad essere mostruosamente brutto, ha
scaraventato il paese nel culto della bruttezza.
Una domanda però, a questo punto, mi sorge spontanea.
Se il panorama è così funesto, perché insegnare recitazione, assumendosi così
la responsabilità nel bene o nel male di trasmettere un certo sapere alle
generazioni future alle quali potrebbe di conseguenza venire in mente – orrore
degli orrori – di fare gli attori in questo cimitero culturale? Per questo mio
dilemma la Signora Frabetti
ha una risposta molto chiara: “ Se non insegno io lo farà qualcun altro. Quindi
tanto vale che lo faccia io” Chiaro no? “Inoltre è importante insegnare. In
primo luogo perché non bisogna dare persa la guerra – perché di guerra si
tratta- e in secondo luogo perché insegnando si ha la possibilità di
trasmettere dei valori, innanzitutto dei valori etici che mettano poi gli
allievi in condizione di crearsi dei valori estetici. Io cerco in primo luogo
di insegnare il rigore e la disciplina.” Già, il rigore e la disciplina. Lei sa
vero, Signora Frabetti, che lei ha la fama, nel panorama didattico bolognese,
di essere la Strega Cattiva ?
“ Certo che lo so. E preferisco essere conosciuta così. È difficile fare la Strega Cattiva ,
sarebbe molto più semplic essere più tolleranti e meno rigorosi. Ma io sono
figlia di Streghe Cattive, una fra tutte la Signora Messeri (Teatro Stabile
di Genova). Non ho conosciuto altri metodi per la didattica e sono certa che
questo sia l’unico metodo possibile. Inoltre bisogna preparare i ragazzi al
mondo lavorativo esterno. Il lavoro dell’attore è un lavoro duro, difficile.
Inoltre non mi è quasi mai capitato di lavorare con un regista senza subirne le
invettive quindi è meglio che ci si abitui fin dalla scuola”.
E adesso? Cosa fa ora la Strega Cattiva , nonché attrice
decisamente di spicco nel panorama attuale? “Sono tutto sommato soddisfatta del
mio lavoro degli ultimi anni. Penso di essere cresciuta molto come attrice. Ma
adesso… Ho ancora qualche replica, una commissione importante, ma nessuna nuova produzione. E come fa un attore
a crescere se non lavora?” Termina questa nostra decisamente intensa
conversazione dicendo “Ma forse alcune realtà di produzione teatrale non
vogliono che gli attori crescano, così non diventano troppo scomodi”.
Io non aggiungo altro.
La Verità |
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